Integratori prebiotici migliori: verità, falsi miti e Controindicazioni
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Integratori prebiotici migliori: verità, falsi miti e Controindicazioni


Anche se gli integratori prebiotici sembrano una panacea per il nostro intestino, molti non hanno alcun beneficio confermato ufficialmente. Mentre alcuni possono avere anche effetti collaterali per molte persone. Guida per orientarsi nella giungla di info sugli integratori di fibre prebiotiche.

Integratori prebiotici migliori
Negli ultimi anni numerosi studi si sono occupati dei vari aspetti del macrobiota e microbioma intestinale, l’enorme popolazione di batteri che vive nel nostro apparato digerente, con una particolare attenzione alle specie ritenute benefiche. Da qui si è sviluppata una fiorente industria di integratori probiotici e prebiotici che sembrano risolvere tutti i nostri problemi…

1. Prebiotici: regolamentazioni

Per scoraggiare le pubblicità commerciali ingannevoli anche WHO, FDA, FAO e EFSA hanno pubblicato definizioni e regolamenti per la promozione e la commercializzazione di questi composti. [1]

In pratica tutti i prebiotici appartengono al grande gruppo delle fibre alimentari, ma presentano delle caratteristiche particolari che li rendono una categoria distinta. Tre i requisiti fondamentali:

  • sono in grado di resistere indenni agli acidi gastrici, non vengono digeriti dagli enzimi gastrici ed intestinali e non sono assorbiti a livello del tenue;
  • sono fermentati dal microbiota intestinale;
  • stimolano in maniera selettiva la crescita o l’attività di specie batteriche associate ad una condizione di salute e benessere.

Grazie a parametri rigorosi vengono esclusi dalla categoria dei prebiotici molti tipi di fibre che, pur non venendo assorbite né idrolizzate nel primo tratto del tubo digerente, vengono fermentate in maniera specifica da numerose specie batteriche.

2. Integratori Prebiotici più studiati

I prebiotici esistono sia nei vari alimenti naturali che in forma di integratori oppure cibi fortificati con molecole sintetizzate in laboratorio.

Le ricerche scientifiche sono solo all’inizio, nella maggior parte in vitro e animali, e dai pochi studi clinici randomizzati si è stilata una classifica sui vari tipi di prebiotici. Tra questi i più conosciuti e studiati sono gli oligosaccaridi.

Molte sostanze sono state considerate come prebiotiche, ma solo poche sono state pienamente dimostrate in grado di soddisfare i criteri di cui sopra. Secondo il Consenso dell’ISAPP (International Scientific Association for Probiotics and Prebiotics) [1], ad oggi solo sono accettati come veri prebiotici 4 tipi di carboidrati:

  • Oligosaccaridi del latte umano (human milk oligosaccharides – HMO).
  • Frutto-oligosaccaridi (FOS) e l’Inulina
  • Galatto-oligosaccaridi (GOS)
  • Lattulosio

3. EFSA: claim salutistici approvati sui benefici

Lo studio dei prebiotici e del loro effetto sulla salute è estremamente complesso, riflesso del rapporto che lega il microbiota intestinale al proprio ospite. Un intero organismo intestinale che vive nel nostro apparato digerente sia leggermente superiore al numero di cellule che costituiscono il nostro corpo: circa 3700 miliardi di cellule.

L’effetto di questi integratori sul microbiota, in particolar modo Bifidobacteria dipende da purezza, grado di polimerizzazione e dose assunta.

Claim salutistici inulina da cicoria

Ad oggi, solo un prebiotico, l’inulina di cicoria, ha ricevuto un’indicazione di salute da EFSA (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare): “L’inulina migliora la funzione intestinale”. Sei studi che hanno coinvolto 86 soggetti hanno mostrato in modo coerente che il consumo di “inulina di cicoria nativa” in una quantità di almeno 12 g/giorno aumenta la frequenza delle feci. [2]

Claim salutistici respinti su altri prebiotici

Tutti gli altri claim sui presunti benefici degli integratori a base di FOS, Inulina o altri oligosaccaridi, attualmente NON risultano autorizzati dall’Efsa, né da FDA.

Per mancanza di prove scientifiche sufficienti a giustificarli, l’EFSA (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) ha però respinto i claim nutrizionali secondo cui l’inulina e FOS promuoverebbero il benessere della flora intestinale e promuoverebbero la salute digestiva. [3]

Per lo stesso motivo l’Efsa ha respinto anche i claim secondo cui l’inulina estratta dalla cicoria aiuterebbe a regolare il colesterolo nel sangue e il senso di sazietà e quelli secondo cui l’inulina supporterebbe le naturali difese dell’organismo e migliorerebbe l’assorbimento del calcio. [4]

In altre parole, anche se numerosi studi mostrano effetti benefici per vari tipi di integratori in diverse situazioni, NON ci sono dati sufficienti per consigliare il loro utilizzo per un indirizzo terapeutico preciso. Questo perché ultimamente sono in aumento le segnalazioni di effetti collaterali.

4. Frutto-oligosaccaridi (FOS) & Inulina

I frutto-oligosaccaridi (FOS), chiamati talvolta anche oligofruttosio o oligofruttani, sono dei fruttani a catena corta.

In campo industriale si ottengono anche a partire dal saccarosio, secondo un processo conosciuto come transfructosilazione. L’unica differenza tra FOS e inulina è la lunghezza della catena dei polimeri. I FOS si ricavano anche dall’idrolisi enzimatica dell’inulina. [5][6]

L’Inulina e FOS sono molto importanti nell’industria alimentare, infatti vengono addizionati in alimenti comuni come yogurt, latte, pasta, gelati per trasformarli in cosiddetti “cibi funzionali” con proprietà salutistiche – infatti spesso nelle etichette può comparire la dicitura “fonte di fibre”.

Anche l’industria farmaceutica li impiega non solo negli integratori prebiotici e probiotici ma anche come dolcificanti artificiali in molti prodotti.

In natura questi oligosaccaridi si trovano in un gran numero di vegetali e ortaggi come la cipolla, l’aglio e tutte le liliacee in generale, i carciofi, gli asparagi, tartufo bianco, radici di topinambur, porri e la cicoria. Ma anche nelle banane e in alcuni mieli.

Un consumo vario di questi alimenti biologici, preferibilmente freschi e poco processati, può assicurare una quantità sufficiente senza ricorrere agli integratori di prebiotici che possono avere anche controindicazioni.

5. Galatto-oligosaccaridi (GOS)

Galatto-oligosaccaridi, sono polimeri costituiti da galattosio e glucosio. Ci sono alcuni GOS derivati dal lattulosio, l’isomero del lattosio. I prebiotici GOS vengono impiegati in molti integratori ma anche nel latte per l’infanzia.

Questi integratori contengono lattosio ed è una valida preoccupazione per le persone con intolleranza al lattosio. [5]

6. Lattulosio

Un disaccaride composto da fruttosio e galattosio, ottenuto commercialmente per isomerizzazione del lattosio, si forma in quantità apprezzabili in seguito al riscaldamento del latte ad alte temperature.[5]

Favorisce crescita e sviluppo dei lattobacilli, è ampiamente utilizzato anche come lassativo per la sua capacità di richiamare acqua nel lume intestinale.

7. Fibre dietetiche, ma non prebiotici

Mentre tutti (o quasi) i prebiotici sono qualche tipo di fibra o carboidrato complesso non digeribile, molti tipi di fibre NON si qualificano come prebiotici, anche se molti siti che vendono questi integratori descrivono molti presunti benefici.

Gomma di acacia

La gomma di acacia (detta gomma arabica) è una fibra dietetica. Si ottiene prevalentemente da due specie di acacia subsahariana: Acacia senegal e Acacia seyal.

Come quasi tutte le gomme e le resine di origine vegetale, la gomma di acacia viene prodotta dalla pianta per rimarginare le ferite superficiali del fusto, che possono essere praticate dall’uomo per incentivarne la produzione. La gomma arabica fresca viene successivamente purificata, concentrata e trasformata in fiocchi, granuli o polvere.

Gomma di guar

Si tratta di un polimero formato da galattosio e mannosio estratto da una leguminosa, Cyamopsis tetragonolobus, tipica del subcontinente indiano. Il polimero forma una sospensione viscosa in grado di modulare l’assorbimento intestinale di grassi e proteine. È ampiamente utilizzato come additivo nell’industria alimentare e in etichetta è indicato con la sigla E412.

Negli ultimi mesi centinaia di alimenti contenenti gomma di guar e farina di carube sono stati ritirati in Italia ed Europa per contaminazione con ossido di etilene. Tra questi molti gelati bevande vegetali bio.

Psillio

Il prodotto comunemente venduto nelle erboristerie sotto il nome di psillio è costituito dai semi o dalla cuticola di Plantago psyllium (Plantago arenaria, Plantago indica), una pianta erbacea annuale coltivata soprattutto in Iran, India, Pakistan e Stati Uniti d’America.

Quasi tutti gli integratori sono realizzati con materie prime asiatiche e esiste pericolo di contaminazione con vari pesticidi, alcuni anche cancerogeni come ossido di etilene.

A maggio 2021 il ministero della Salute ha diffuso il richiamo precauzionale ad opera del produttore di un lotto dell’integratore alimentare a base di psillio e due lotti di psillio cuticola in polvere a marchio Erba Vita per la “presenza accertata di ossido di etilene oltre i limiti consentiti dalla normativa vigente per l’utilizzo negli integratori alimentari” nella materia prima.

8. Integratori prebiotici: effetti collaterali

Una preoccupazione pratica nell’uso dei prebiotici è la loro tollerabilità, che varia notevolmente tra i diversi composti prebiotici. Inoltre, la sensibilità agli effetti collaterali varia tra i membri della popolazione generale.

In genere, un consumo eccessivo di prebiotici può portare a sintomi gastrointestinali come gonfiore. La tolleranza intestinale ai composti non digeribili dipende principalmente dai suoi effetti osmotici e di fermentazione. La diarrea osmotica è causata soprattutto da un’alta concentrazione luminale di composti a basso peso molecolare, come i polioli. [7]

D’altra parte, i prebiotici altamente fermentabili possono portare alla produzione di gas che causano distensione addominale e producono flatus. L’eccessiva fermentazione nel colon prossimale può anche diminuire i carboidrati disponibili per i microbi nel colon distale.

Quindi, i microbi possono passare alla fermentazione delle proteine nelle parti più distali del colon e produrre metaboliti nocivi come indoli, fenoli e ammoniaca.[7]

9. Controindicazioni integratori prebiotici

Le persone con problemi di infiammazioni intestinali possono avere effetti collaterali derivanti dall’utilizzo degli integratori prebiotici. In questo caso è doveroso ricordare le controindicazioni dell’inulina.

Conclusione

Gli integratori prebiotici hanno un enorme potenziale per modificare il microbiota intestinale, ma queste modifiche avvengono a livello di singoli ceppi e specie e non sono facilmente prevedibili a priori.

Sull’opportunità di assumere integratori o cibi addizionati si deve consultare un bravo specialista in nutrizione. Sarà la persona che potrà raccomandare i prebiotici migliori per la vostra situazione e le giuste quantità da affiancare nella vostra dieta.

Mentre si discute su quali integratori prebiotici siano i più efficaci, è chiaro invece che ingerire un’ampia varietà di alimenti prebiotici è benefico.

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Riferimenti scientifici:

1. Gibson, G.R.; Hutkins, R.; Sanders, M.E.; Prescott, S.L.; Reimer, R.A.; Salminen, S.J.; Scott, K.; Stanton, C.; Swanson, K.S.; Cani, P.D.; et al. Expert Consensus Document: The International Scientific Association for Probiotics and Prebiotics (ISAPP) Consensus Statement on the Definition and Scope of Prebiotics. Nat. Rev. Gastroenterol. Hepatol. 2017, 14, 491–502.

2. EFSA NDA Panel (EFSA Panel on Dietetic Products, Nutrition and Allergies). Scientific Opinion on the substantiation of a health claim related to “native chicory inulin” and maintenance of normal defecation by increasing stool frequency pursuant to Article 13.5 of Regulation (EC) No 1924/2006. (2015).

3. Efsa: Claims non approved –Inulin (or FOS) promotes healthy gut bacteria or microflora; -Inulin (or FOS) is a prebiotic;

4. EFSA -19 November 2014 Scientific Opinion on the substantiation of a health claim related to “non digestible oligo and polysaccharides including galacto-oligosaccharides, oligofructose, polyfructose and inulin” and “increase in calcium absorption” pursuant to Article 14 of Regulation (EC) No 1924/2006

5. Davani-Davari, Dorna, et al. “Prebiotics: definition, types, sources, mechanisms, and clinical applications.” Foods 8.3 (2019): 92.

6. Panesar, Parmjit S., Shweta Kumari, and Reeba Panesar. “Biotechnological approaches for the production of prebiotics and their potential applications.” Critical reviews in biotechnology 33.4 (2013): 345-364.

7. Ouwehand, A. C., et al. “Synbiotics: combining the benefits of pre-and probiotics.” Functional dairy products. Woodhead Publishing, 2007. 195-213.

 

 


Per approfondire:


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