Incendi Sardegna: perdita di biodiversità, danno alle api e animali. Serve prevenzione
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Incendi Sardegna: perdita di biodiversità, danno alle api e animali. Serve prevenzione


Gli incendi in Sardegna hanno causato danni immensi a persone, ambiente, animali ed anche alle api. Oltre agli sforzi per domare le fiamme serve la prevenzione e gestione attiva per proteggere le foreste. Lo chiedono agronomi, geologi e Pefc.

L’enorme incendio che dura ormai da più di 3 giorni ha devastato il Montiferru e la Planargia, arrivando sino al Marghine. Si registra un bilancio tragico con circa 1500 sfollati.

“Si sono persi oltre 20.000 ettari di bosco, un vero polmone per la Sardegna. Centinaia di ettari di lecci, roverelle e sugheri secolari bruciati. Tra questi anche l’oliveto millenario di Cuglieri. Un danno ambientale immenso” ci racconta Luigi Manias uno degli apicoltori The Honeyland di Ales (Oristano).

I danni all’agricoltura ma anche agli apicoltori sono tremendi. Il fuoco ha raggiunto fienili, scorte di foraggio, aziende e capannoni, mentre tantissimi animali e api sono morti perché non hanno trovato vie di fuga. «Anche un versante del Monte Arci è stato colpito dagli incendi e alcuni apicoltori che conosco hanno perso le api» – ci racconta Manias.

Bilancio perdite incendio

Il Consiglio dell’Ordine nazionale dei dottori agronomi e dei dottori forestali (Conaf), stila un primo tragico bilancio: «Nel Comune di Cuglieri, almeno il 90% della superficie olivetata è andato distrutto. Nel Comune di Sennariolo, il 95% delle superfici sono bruciate».

Perdita di biodiversità: un danno alle api e animali

Oltre le perdite materiali gli apicoltori sono preoccupati per il danno più rilevante: quello all’ecosistema e alla biodiversità – la distruzione totale di habitat, piante e fiori che sono alla base dell’alimentazione di api, pecore, mucche.

Ci vorranno parecchi decenni (coldiretti stima almeno 15 anni) per ripristinare la condizione del suolo e la sua fertilità, ristabilire gli equilibri ecosistemici e la complessità della macchia mediterranea. Ora che il vento si è placato, gli uomini hanno maggiori possibilità di intervento, ma la situazione non è ancora risolta definitivamente, anche perché gli ulivi bruciano per molti giorni.

The Honeyland è  impegnata a sostenere alcuni apicoltori sardi che lottano per preservare la biodiversità, gli antichi valori e le tradizioni di questa terra meravigliosa.

Aumento degli incendi nel mondo

Il dramma sardo è solo un tassello nella situazione globale, ribadisce Pfec Italia (Programme for Endorsement of Forest Certification schemes), l’ente promotore della corretta e sostenibile gestione del patrimonio forestale.

Negli ultimi due anni si sono verificati incendi che – dall’Australia al Canada, dagli Stati Uniti al Circolo Polare Artico – hanno devastato diverse aree del mondo. In particolare, nel 2020 per via degli incendi concentrati soprattutto in Siberia, Colorado, California e nella regione del Pantanal nel Brasile meridionale, non solo sono stati bruciati polmoni verdi del Pianeta, messe a repentaglio vite umane, distrutta flora e fauna, ma sono state anche liberate in atmosfera circa 1.690 megatonnellate di carbonio. fonte: Copernicus Atmosphere Monitoring Service (CAMS). 

Nel Sud Europa inoltre il “Rapporto sullo stato delle foreste e del settore forestale in Italia, RaF 2017 – 2018” sottolinea come negli ultimi 30 anni la lunghezza della stagione degli incendi sia andata ad aumentare, con eventi estremi verificatisi anche a giugno e ottobre. In Italia, in particolare, la superficie percorsa da incendi tra il 2011 e il 2019 sarebbe pari a 341.500 ettari (Istat).

Cause degli incendi

Cosa possiamo imparare? Davanti a questi incendi che si presentano ogni anno, c’è però una riflessione da fare.  A causare gli incendi non sono soltanto le azioni dell’uomo (nel 75% dei casi, secondo il report Wwf) ma anche il cambiamento climatico e la mancanza di  gestione attiva delle foreste.

Incendi e cambiamento climatico

Mario Nonne, consigliere sardo del Consiglio Nazionale dei Geologi, fa notare che «Siccità ed incendi boschivi, alluvioni e nubifragi: un problema con due facce della stessa medaglia che si correla ai ben noti problemi planetari dei mutamenti climatici, quale contributo da pagare alle politiche decennali di disattenzione nei confronti dell’ambiente.»

«Gli eventi climatici estremi ormai sono sempre più frequenti – prosegue Nonne – che espongono le aree boschive ad un elevato rischio di incendi che, in taluni casi, come accaduto in Sardegna, investono anche campi coltivati, oliveti ed abitazioni; dall’altro si registrano eventi piovosi violenti concentrati in brevissimi periodi, come osservato pochi giorni fa nel nord Italia e nord Europa»

Prevenzione: cura dei boschi

«La prevenzione e la sensibilizzazione sono i principali strumenti per contrastare gli incendi.» A ricordarlo, anche in seguito ai drammatici incendi sviluppatisi in Sardegna, è il PEFC Italia.

Il presidente di Pefc Italia, Francesco Dellagiacoma, spiega che «Salvaguardare le foreste, capaci di stoccare carbonio, è fondamentale per mitigare il cambiamento climatico e proteggere il nostro territorio da incendi e rischio idrogeologico. La gestione delle foreste, agendo in maniera preventiva, aiuta a tutelare queste risorse ed in particolare la certificazione di Gestione Sostenibile delle Foreste di Pefc rappresenta uno strumento utile per abbassare il rischio di incendi boschivi».

Dellagiacoma ricorda che «La cura dei boschi è da una parte compito di amministrazioni e gestori privati, dall’altra di chi li vive. In generale è fondamentale che le amministrazioni e i gestori forestali privati mettano in atto delle azioni preventive e di gestione attiva capaci di ridurre drasticamente il rischio di incendio nei boschi, nelle foreste e nelle aree verdi urbane, ed evitino quindi di attivarsi solo in stato emergenziale.

“La gestione è il modo più efficace ed economico per affrontare gli incendi, considerando che spegnere un incendio costa in media 8 volte in più che prevenirlo».

Sensibilizzazione

Ci vuole inoltre una maggior sensibilità sia da parte dei cittadini che dei molti turisti che si devono impegnare a rispettare le norme quando si trovano nei boschi soprattutto nei periodi caldi e siccitosi perché diventano ad alto rischio di incendio.

 


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